ITALIA A PEZZI
POST ALL'UNISONO PER ESPRIMERE LA NOSTRA INDIGNAZIONE!
Questo vuol essere un post che unisce la nostra indignazione per quanto accade in Italia!
"Prendiamo l'Arte e ...mettiamola da parte!" Sì per una volta facciamolo, facciamolo davvero ... e tutti quanti insieme diciamo ... anzi urliamo forte, forte, forte:
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Con questa storia che fa parte della rubrica "Storie di vita comune" partecipo all'iniziativa di Pino del blog vita e poesia, per dire basta alla situazione attualmente in essere nella nostra bella Italia. Mi unisco per portare quella che è la mia denuncia sociale e non un proclamo politico.
Durante la lettura vi consiglio l'ascolto di Niente paura-Luciano Ligabue
Era ancora una volta giorno, ma era giorno troppo presto, come ogni mattina da oltre un anno.
Luca spostò la coperta, stese il braccio dall'altra parte del letto e toccò la spalla di Silvia, era immobile ed avvolta in un sonno profondo. Si alzò cercando di mettere assieme tutta la forza presente nel suo corpo, si trascinò sino al bagno, si lavò, si vesti, bevve velocemente un caffè amaro e prese la sua macchina ormai ridotta ad un cumulo di rottami. Arrivò sul posto di lavoro ove face le sue cinque ore consecutive, poi mangiò un panino portato da casa, bevve un po' d'acqua e riprese a lavorare. Mentre lavorava gli saliva sempre un impeto di rabbia, quante volte avrebbe voluto spaccare la faccia a quello stronzo del suo capo, quante volte avrebbe voluto gridare tutta il suo malessere, quante volte avrebbe voluto prendere a calci ciò che lo circondava. In certi giorni, quando il suo umore raggiungeva il nero profondo, si portava il pugno alla bocca e senza nemmeno rendersene conto lo mordeva, cosi placava la sua ira. Alle 21:30 finalmente poteva tornare a casa, una casa che ovviamente non era sua ma in fitto, dove poteva finalmente togliersi i suoi indumenti maleodoranti, sedersi e mangiare qualcosa di caldo e decente. Silvia lo guardava con rabbia mentre lui mangiava quel piatto di minestra e poi attaccava la solita tiritera:
-sai, Maria si sposa con Gian...(lunga pausa e sbuffata) lei non avrà bisogno di lavorare perché Gian guadagna 1500 euro al mese...
-beato Gian, lui timbra un cartellino e poi va a passeggio...la vita è bella per lui, mica deve sgobbare oltre 12 ore al giorno, 7 giorni su 7 per 500 euro di merda
-loro si sposano
-senti, io te l'avevo detto di SPOSARCI AL COMUNE, sei tu che volevi a tutti i costi la festa e l'abito bianco e poi sei tu che hai deciso di non fare nulla, cosi all'improvviso...(sbuffa)
-io ero STUFA!!! ti rendi conto che a momenti eravamo arrivati alle nozze d'argento, ma stavamo ancora a casa si mamma e papà? tu hai 36 anni, io 30 quanto altro tempo avremmo dovuto aspettare?
-ecco, abbiamo aspettato, abbiamo visto che non avremmo mai avuto soldi per sposarci e abbiamo deciso di convivere, di affittare una casa perché nessuno ci concedeva un mutuo e...
-eh...eh...eh e io devo pagare tutto, io mi faccio il culo per arrivare a fine mese
-io mi faccio umiliare ogni singolo giorno, non so cosa significa avere un giorno di riposo, non sono assunto, non avrò mai la pensione e guadagno 500 euro
-EEEE 500 euro appunto solo l'affitto ci paghiamo con i tuoi soldi
- io non ci posso fare nulla se sono stato licenziato, io non ci posso fare nulla se nessuno mi assume, se non c'è lavoro, se c'è la crisi...questo è l'unico lavoro che ho trovato e mi fa schifo, ho 36 anni e faccio una vita di merda...non posso pensare al futuro e vivo immerso nel tuo odio, nel mio disprezzo TI RENDI CONTO?
-io volevo una famiglia...
- anch'io, ma non è colpa mia o stò zitto e mi prendo questi schifosissimi 500 euro o se non mi sta bene posso andare. Sai, il pezzo di merda me l'ha detto "se non ti va bene puoi anche andare, sai quanta gente è disposta a prendere il tuo posto"...meglio ferito che morto
-ma noi siamo già morti Luca...LUCA MI STAI ASCOLTANDO...LUCA MI SENTI...
-ma perché non mi concedi almeno la cena? perché mi uccidi con le tue parole ogni sera? perché?
-perché sono infelice, perché mi vesto comprando le robe dal mercato, perché non posso avere nulla di ciò che gli altri hanno, nemmeno un figlio, perché se resto incinta perdo il lavoro e se perdo il lavoro non possiamo mangiare e nemmeno pagare le bollette e questo perché tu guadagni solo 500 euro
-vaffanculo Silvia
Cosi, si girò, come ogni sera e arrabbiato si buttò sul letto, lei un po' era dispiaciuta, ma anche stanca di condurre una vita da sopravvissuta, una vita senza futuro e cosi triste, senza uscite, senza regali, senza serata.
Poi si distese di fianco a lui, gli accarezzò la spalle e gli disse:
-io stò bene con te, ma sono stanca...
-io sono più stanco di te, sai quant'è umiliante per un uomo non poter mantenere la sua famiglia?
....
poi si guardarono... E cosi, con le lacrime agli occhi, restarono in silenzio finchè il sonno non gli avvolse nella sua nebbia.
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