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Channel: Atelier du fantastique
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LE VOCI NELLA NOTTE

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La finestra era chiusa e le vecchie persiane in legno erano abbassate. Lunga la strada che costeggiava l'enorme casermone vi era silenzio, buoi, tranquillità. Nel suo letto un bambino di all'incirca nove anni cercava di dormire anche se dei passi lo spaventavano, infatti, lungo lo stretto corridoio che collegava la stanza del papà alla cucina vi era qualcuno, qualcuno che faceva avanti e indietro, indietro e aventi incessantemente. Silenzio. Un rumore legnoso, quasi un piccolo e sordo tonfo preceduto da una sorta di fruscio o scricchiolio, face drizzare ogni piccolo peletto di quelle braccia magre e fragili avvolte nella coperta di cotone bianco. Il bambino si fece coraggio, poggiò la schiena contro il muro e un passettino alla volta avanzò sino a raggiungere l'angolo del corridoio, si fermò e aspettò un istante. Dopo qualche minuto e un bel sospiro guardò, l'ombra che si muoveva le sembrava famigliare, non molto alto, decisamente magro...si, era il suo papà. Camminava spaventato e ansioso lungo il corridoio, poi si avvicinava alla persiana e con due dita alzava un pezzetto, spingeva la fronte contro il legno vecchio e con un occhio scrutava la strada.
    I giorni passarono e quel camminare si fece sempre più assiduo, ora il papà chiudeva le persiane anche di giorno e poi ogni 5 secondi schizzava verso la finestra per controllare, poi urlava frasi sconnesse, poi tremava, poi aveva paura, poi era coraggioso, poi voleva vendetta, poi si calmava e guardava timoroso ed amorevole i suoi bambini, poi aveva gli occhi pieni di rabbia e quasi iniettati di sangue.
Poi un giorno delirò in modo spaventoso.
-ANDATE VIA, COSA VOLETE DA ME???...ANDATE!!!!- gridò guardando attraverso i buchi della famosa persiana
- papà, con chi parli? io non vedo nessuno per strada - disse spaventato quel bambino
-sono loro, sono venuti a prenderci, devi stare zitto, non parlare ci penso io- bisbigliò il padre
-SMETTILA!!! devi smetterla con le tue paranoie...cosa blateri?! - disse la mamma stanca dei continui malumori, dei pensieri confusi e dalle fandonie di ogni singolo giorno
-li sento!!! tu non li senti? come fate a non sentirli...sono loro sono dietro la finestra, mi aspettano, mi seguono...ascolta-ripeté il papà
   Vuoto....buio...paura...panico...rumori...sirene...
Il bambino camminava lungo un corridoio con le pareti bianche ma sporche, stringendo la mano alla sua mamma decisamente sconvolta e spaventata, cosi sente anche lui la paura perchè non capisce tutte le cose strane che succedono nel mondo dei grandi. Il papà era in una stanza con un letto in ferro vecchio, brutto e malandato, più brutto e mal concio di quelli di casa sua, poi vicino vi era un comodino e il papà indossava una camicia bianca. La camicia era strana perchè le sua maniche giravano attorno al corpo e le mani del papà non si vedevano, poi aveva le caviglie legate all'estremità del letto e sembrava stordito e stanco, quasi confuso.
La mamma piangeva e disperata poggiò il volto giovane ma sfatto contro il petto del papà, poi si alzò di scatto prendendo la mano del suo bambino ed uscì dalla stanza.
Dopo lunghe ore di attesa e silenzio arrivò un dottore:
-Signora, suo marito deve restare da noi per un po' e lei non può fargli sempre visite e il bambino non può venire. Per questa volta abbiamo fatto uno strappo alla regola visto la situazione, ma non deve più accadere.- disse il dottore con tono serio
-ma perchè fa cosi? perchè l'avete legato? COSA STA' SUCCEDENDO A MIO MARITO...COSAAAAA????-gridò la mamma, ma era un suono stridulo e quasi spezzato dal pianto.
-Signora, la prego si calmi, lo faccia per  suo figlio... mi rendo conto che la situazione non è semplice ma almeno lei deve restare lucida...-
-Dottore, non ha risposto alla mia domanda, perchè mio marito ha una camicia di forza?
-Signora sua marito è schizofrenico
La mamma abbandono la mano del suo bambino e quasi svenne tra le braccia del dottore, mentre quel bambino non capiva cosa stesse accadendo e cosa significava quella parola cosi lunga e complicata, poi pensò al suo papà e al suo cambiamento e capì.
-Dottore, cosa vuol dire esattamente- disse la mamma
-che papà sente le voci e che cammina tanto, che ha paura, ma poi si sente forte...che dice cose strane che noi non capiamo; però mamma non è grave non ha la febbre alta e nemmeno i puntini rossi sul corpo, ti ricordi come piangevi quando avevo i puntini rossi sul corpo? lui cammina solo la notte...ma mamma tante di quelle cose le facciamo anche noi- raccontò il bambino sconvolto ma sollevato dal fatto che il papà non stava morendo perchè non aveva la febbre.

Simone Cristicchi-Ti regalerò una rosa
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore

Mi chiamo Antonio e sono matto
Sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare col demonio
Cos'è mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio

Ti scrivo questa lettera perchè non so parlare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E mi stupisco se provo ancora un'emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare


Io sono come un pianoforte con un tasto rotto
L'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi

E giorno e notte si assomigliano
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi
Me la faccio ancora sotto perchè ho paura
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura
Puzza di piscio e segatura
Questa è malattia mentale e non esiste cura

Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore

I matti sono punti di domanda senza frase
Migliaia di astronavi che non tornano alla base

Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole
Mi fabbrico la neve col polistirolo
La mia patologia è che son rimasto solo
Ora prendete un telescopio misurate le distanze
E guardate tra me e voi chi è più pericoloso?


Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi

Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare
Eri come un angelo legato ad un termosifone
Nonostante tutto io ti aspetto ancora
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore

Mi chiamo Antonio e sto sul tetto
Cara Margherita sono vent'anni che ti aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perchè Antonio sa volare.

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