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Ursula Andress e Zoe Fontana |
Mi chiamo Zoe Fontana, sono nata a Traversetolo, in provincia di Parma, il 16 maggio del 1911. Mio padre, Giovanni Fontana, era un piccolo imprenditore mentre mia madre, Amabile Dalcò, era una sarta appassionata e temeraria. Sono la prima di tre sorelle unite da una passione e una storia incredibile fatta di sogni realizzati, duro lavoro, amori, dolori e gioie. Tutto ebbe inizio con la nostra mamma che, grazie alla sua audacia, riuscì ad aprire un piccolo laboratorio di sartoria in via Fanfulla, nella nostra città natale, ove, già in tenera età, io e le mie sorelle giravamo smaniose di prendere ago e filo in mano. Conseguita la licenza elementare andammo a lavorare nel suo piccolo regno, il luogo dalla regina sovrana: la mamma, donna rigorosa e grande lavoratrice. Nel 1934 sposai, Mario Montanarini, un mio compaesano appassionato di musica e arte che si occupava di restauri. Stanca della piccola e monotona Traversetolo mi recai, appena sposata, a Parigi, ma dopo solo due anni di fuga ritornai nella nostra bella Italia per cercare una nuova strada.Il fato mi condusse cosi, a Roma, dove iniziai a lavorare presso la grande sartoria Zecca. Nel 1937, dopo la nascita del mio primo figlio, Zecca mi licenziò obbligandomi a cambiare sartoria servendo con dedizione la Battilocchi. Grazie a quel nuovo impiego assunsi un ruolo di rilievo occupandomi delle prove abito delle clienti, qui, tra una chiacchiera e un giro gonna da accorciare, conobbi nomi illustri come: Gioia Marconi Braga, figlia del famoso scienziato, poi divenuta nostra cliente più affezionata assieme alle sua amiche appartenenti alla buona società romana. Per ampliare la nostra attività prendemmo un appartamento più grande in Via Veneto, una sorta di casa-laboratorio, che ci permettesse di cucire assieme come una volta. L'arrivo delle guerra cambiò le cose anche se riuscimmo a non perdere le nostre clienti appartenenti alla medio-alta borghesia. Nel 1943, ci spostammo in un palazzo a tre piani, sempre in via Veneto ove assumemmo nuove lavoranti.
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Quando, il 31 ottobre del 1979, abbandonai la vita terrena l'atelier Fontana subì una diversificazioni produttiva occupandosi anche della vendita di: profumi, accessori, valigeria.... L'attività messa in piedi con le mie sorelle fruttò diversi riconoscimenti e onorificenze, manifestazioni celebrative, mostre antologiche, la creazione di una fondazione, l'esposizione dei nostri abiti nel famosissimo Metropolitan Mouseum di San Francisco. Micol scrisse due libri: Specchio a tre luci (1991) e Vivere con eleganza in ogni occasione (1997). Nel 2011, su Rai 1, le Sorelle Fontana fecero la loro apparizione in tv attraverso una miniserie di 2 puntate, dove tre giovani donne, di estrema bellezza, vestirono i nostri panni: Alessandra Mastronardi (Micol), Anna Vale (Io) e Federica de Cola (Giovanna). Micol che è sempre stata sincera per natura rimase affascinata dalla beltà delle protagoniste che, a detta sua, erano troppo più belle di noi, sorelle lavoratrici in gamba, eleganti ma decisamente meno perfette. Secondo Micol questa fiction era qualcosa di spettacolare, difatti, visto che era l'unica superstite è stata lei a firmare il consenso per la messa in onda della sceneggiatura scritta da Milani, a lei pareva un riconoscimento in più , pertanto disse solo:
"Ma questa fiction ha un neo. Solo uno. Inventa un po. Anche se capisco come ognuno debba fare il suo mestiere. Io per novantanni ho solo lavorato (cominciai che ne avevo sette). E loro, per rendere la cosa più interessante, hanno dovuto per forza metterci dell'altro".
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Come vi spiegavo, Micol è sempre stata cosi: franca, sbarazzina e impulsiva. Mi ricordo che, quando si lavorava, spesso s'innervosiva, giusto un po', infondo è normale, no? Ognuno ha le proprie idee!! Quindi era facile far nascere delle discussioni enormi che poi scoppiavano come una bolla di sapone spazzata via dal vento. La nostra unione era la nostra forza e la famiglia trasportava la nave della passione lungo il mare dei desideri avverati e tramite i suoi remi, i componenti di questa squadra incredibile, facevano avanzare la nave raggiungendo luoghi meravigliosi. Micol si spostava in giro per il mondo e da brava figlia comprava bambole meravigliose vestite con abito del post che regalava alla mamma, io curavo le pubbliche relazioni perchè ero la più docile, disponibile e aperta, Giovanna, più timida e delicata preferiva seguire il lavoro in atelier. Ma non posso raccontarvi mica tutta la storia, se volete scoprire la nostra evoluzione dovete leggere anche ciò che hanno da dirvi le mie sorelle, siamo una team e una team si divide sempre i compiti.
“...l’odore della carbonella del ferro da stiro...il frusciare della stoffa, quando le forbici tagliavano..e mentre le stagioni si inseguivano noi tre sorelle imparavamo a conoscerci...” Micol FontanaMICOL FONTANA![]() |
Micol Fontana |
Il mio nome è Micol e sono nata l'8 novembre del 1913. L'atelier Fontana, il primo atelier di alta moda italiana, è nato grazie all'unione di una famiglia “
Lo dirò sempre: noi siamo qui grazie ai genitori. Non abbiamo lottato per venire. Non eravamo mai sole, ma sempre accompagnate dal cuore di nostra mamma.” Dopo anni di sacrifici, nel 1944, in seguito alla liberazione di Roma e alla fine della guerra, la nostra vita pian piano cambiò. All'epoca la capitale era una città fiorente che stava subendo mutamenti profondi attraverso l'arrivo del cinema, di Cinecittà, dei registi e degli attori americani oltre al neo-realismo che rappresentò un po' una stagione fortunata. “
Lavorare nel cinema è stata un’esperienza meravigliosa e molto interessante, mi piaceva ascoltare le loro discussioni su come recitare e girare una determinata scena. Sai, le dive del cinema, quelle per cui ho creato abiti, se prese singolarmente sono delle persone incantevoli, ai ricevimenti quasi delle estranee... Nel mio laboratorio, quando si svestivano era come se si togliessero anche la maschera che il mondo dello spettacolo vuole che indossi. Mi raccontavano dei loro amanti e tradimenti subiti, delle loro paure, delle più intime emozioni, e le mie creazioni parlavano anche di questo”. Oramai più consapevoli, mature e forti degli insegnamenti della vita lanciammo il nostro stile. Tre ingredienti segreti: l'aver appreso l'arte delle relazioni pubbliche, il lavoro artigianale della sartoria realizzato attraverso schizzi di vari disegnatori e l'ispirazione arrivata tramite le linee quasi rinascimentali che portarono alla nascita di corpetti stretti e gonne morbide e molto ampie create con abbondanza di tessuto di alta qualità. L'aumento della domanda face crescere il nostro piccolo atelier divenuto, con gli anni, un'affermata griffe. Per farci pubblicità mi ricordo che facevamo indossare i nostri modelli alle signore più in vista durante i ricevimenti mondani. Nel 1948 ci fu la svolta, l'attrice Mirna Loy, acquistò un guardaroba completo per il film "Il caso di lady Brook". Fu cosi che iniziò il mio vagare al fine di conquistare il mercato americano. Nel 1949, Linda Christian si rivolse al nostro atelier per realizzare l'abito più importante della sua vita, quello che avrebbe indossato in occasione del suo matrimonio con Tyrone Power. La foto dell'abito, costato poco più di 700.000 lire e apparvero sulla rivista "Life", aumentando il successo di noi sorelle. Un successo destinato a durare oltre vent'anni. Grazie a Linda organizzai il mio primo defilé di alta moda, in America, e fui anche la madrina di battessimo della piccola Romina. La mia vita è stata consacrata al lavoro e anche se mi sono sposata ben due volte, la perdita della mia piccola Mari Paola, deceduta prematuramente negli anni quaranta a causa del tifo contratto bevendo acqua non potabile , in Calabria, mi ha portato a lavorare ancora di più. Il destino mi ha portato un grande dolore nel cuore ma poi, un giorno dopo l'altro, ha cercato anche di cambiare le cose portandomi un nuovo amore, uno studente di medicina 10 anni più giovane di me, un carattere caparbio e una testa dura che, assieme alle doti di Zoe e Giovanna, è stata una delle nostre fortune.
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Se devo ripensare al passato, oltre all'amore che legava la nostra famiglia, oltre al lavoro che consolidava il tutto, oltre alla forza di noi tre sartine mi vengo in mente le soddisfazioni: l'abito di Anita Eckberg copiato da quello di un cardinale e indossato nel film "La dolce vita". Il famoso "pretino" che avrebbe dovuto isfoggiare Ave Gardner, l' abito-simbolo per antonomasia, che ci portò a chiedere il permesso al Vaticano per realizzarlo. Ahauhauhau eravamo molto cattoliche e quando ci arrivò un abito da cardinale da copiare non ci pareva vero, l'abito poi andò nella mani di Fellini e da Ava passò ad Anita. Il vestito da sera in crepe di lana e seta nera realizzato per Liz Taylor. E poi, in seguito al matrimonio di Linda, Rita Hayworth e Marilyn Monroe, contattarono la mia amica entusiaste del nostro lavoro. Quelle sono soddisfazioni che scaldano il cuore. L'amicizia fraterna con Ave Gardner e l'abito pieghettato con ricami in cristalli di Boemia per Audrey Hepburn, donna dallo spirito pronto, enorme bontà e deliziosa simpatia che, durante le riprese di Vacanze romane ordinò il suo abito nuziale. Vestito mai indossato perchè il matrimonio andò a monte ma che pagò e regalò alla più povera delle sarte. Poi, la superlativa Grace Kelly, un sogno di donna: bella, esile, bionda che, assieme ai suoi bambini, sembrava essere uscita dai racconti delle fate. Infine lui, John Kennedy, che arrivò con sua magie Jackie per rinnovarle il guardaroba trasformando i nostri occhi in cristalli luccicanti. Queste sono state alcune delle grande emozioni che io, Zoe e Giovanna, abbiamo avuto la fortuna di provare attraverso il nostro lavoro, l'ago, la sobrietà, l'eleganza e la stoffa. Perchè, se ci credi e ti impegni con tutta te stessa, se chi ti ama si trasforma in forza motrice anche il sogno chiuso nel cassetto più difficile da aprire si può realizzare.
"... Era arrivata un giorno Liz Taylor con il suo marito di allora, Michael Wilding. E poi era tornata un altro giorno, e un altro ancora, fino a mettere insieme un intero guardaroba. Eravamo impazzite, quando s'era dolcemente impuntata sul colore di una toilette da sera: la voleva viola, e fin qui nessun problema: senonchè Liz lo voleva di un viola, identico a quello dei suoi occhi."![]()
"-Tyron è un bell'uomo, è vero Micol? - Eh, diamine, che domande. Vedrai che sarà anche un signor marito.- Rimase interdetta: - Signor...Come sarebbe? - E' un modo di dire italiano, cioè sarà un ottimo marito, ecco. - Ah. - Stavo rinforzando una delle perline che sembrava un po' lenta. Sul vestito, di raso bianco, impreziosito di merletti fatti a mano, ne avevamo applicate diverse centinaia."
"..Improvvisamente arrivò lui, una ventata di energia e di simpatia. John Kennedy baciò la moglie sulla guancia, poi ci regalò vigorose strette di mano. Passò in rassegna gli abiti, velocemente, e con sguardo critico, come se nella sua vita non avesse fatto altro. - Questo, questo e quest'altro-, proclamò deciso -Tu sei d'accordo, cara?-"GIOVANNA FONTANA![]() |
Giovanna-Zoe-Micol |
Io sono Giovanna Fontana, la più piccola delle tre sorelle, sono nata il 27 novembre del 1915 sempre nella piccola Traversetolo. Come vi ha raccontato Zoe, per tutta la nostra vita abbiamo cucito, ma l'abbiamo sempre fatto con grande passione sin da quando la mamma, con il suo rigore ci faceva lavorare dalla mattina presto fino alle sette di sera con una pausa pranzo di sole due ore. Poi vi era la cena e una libera uscita che ci permetteva di svagarci per poco visto che, alle 21:00 precise, si ricominciava a lavorare sino a notte fonda. Il tempo nel quale siamo cresciute era ben diversi dai giorno d'oggi: poche distrazioni, poco divertimento, solo qualche gita, a Parma, nei giorni festivi. Quando Zoe partì per la prima volta fu davvero triste, perchè ci mancava molto la sua presenza e, quando tornò parlandoci di Roma, io e Micol cogliemmo subito la palla al balzo trasferendoci con lei in quella grande città a noi sconosciuta. Mamma e papà , nonostante la nostra giovane età e l'austerità di quegli anni, furono molto moderni. La mamma non pensò alle chiacchieri di paese ma da bravo genitore ci disse "
Io resto qui. Se vi va bene, vengo io da voi, se vi va male tornate voi qui". Cosi ci ritrovammo tutte e tre, ovviamente più il marito di Zoe, in un piccolo appartamento preso in affitto dove io lavoravo in casa. I nostri genitori sono stati la nostra forza, difatti, quando aprimmo il nostro laboratorio-casa, chiusero la bottega a Traversetolo e si trasferirono nella campagna romana. Ah... quella campagna fu una manna dal cielo, grazie a lei e al suo piccolo orto, anche se la guerra colpiva duro, riuscivamo a mangiare e barattare il cibo con le stoffe necessarie a proseguire con il nostro lavoro di sarte.
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La famiglia Fontana al completo nella Fiction |
Nel 1944 mi sposai, con A. Lami, ragioniere alla Cirio. Nel 1947, dopo la realizzazione di quel fortunato abito, la casa di moda Fonata si costituì in S.R.L. e nel 1951 contava 100 lavoranti, saliti a 300 dopo solo 2 anni. Nel 1955 fu inaugurata, nella bella Roma, la prima boutique e nel 1958, la famosa sartoria si trasferì in piazza di Spagna. Nel 1960, si sviluppò il prêt-à-porter, che aumentò notevolmente le nostre vendite grazie alla richiesta dei grandi magazzini americani. Nel 1964 la nostra società diventò una S.P.A. con un capitale di 15 milioni in azioni da 1.000 lire, capitale aumentato nello stesso anno e poi in quello seguente. Nel 1966 inaugurammo lo stabilimento di Cecchina per la produzione del prêt-à-porter, la fama del nostro atelier aumentò anche grazie al periodo favorevole dovuto al boom economico del paese. Purtroppo, anche se sono la più giovane, nel 2004 ho dovuto abbandonare mia sorella Micol, la più combattiva di noi tre, madrina della Fondazione Micol Fontana, orgoglio della nostra famiglia. Questa è la nostra storia, non ha ricami, pizzi o merletti, ma come il più bello di nostri abiti è costellata da piccoli cristalli frutto dei nostri successi, delle nostre soddisfazioni e del duro lavoro.
La curiosità di Antonella:Il segreto delle Sorelle Fontana è racchiuso nella parola “semplicità”, la “madama” onnipresente sia nel loro modo di lavorare che di vivere la vita, ma soprattutto nel modo di sentirsi donne:“Essere semplici. Essere eleganti sempre quando si esce di casa la mattina. Saper abbinare bene i colori. E uno stesso vestito si può rinnovare anche solo cambiando un dettaglio, un accessorio. Per esempio le scarpe sono importantissime. Le italiane le vedi in pompa magna a teatro e neppure le riconosci di giorno."Per scoprire la filosofia del loro pensiero e tante altre informazioni
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Antonella del blog
Fonti :
Stile.it -
Treccani -
Corriere della sera cinquantamila giorni -
Il giornale -
Atelier fontana rai.it -
Micol Fontana -
Sorelle Fontana -
Wuz appunti scuolaImmagini: dl wab e wall realizzati dal blog "L'atelier du fantastique"