INGREDIENTI:
(per all’incirca 25 zeppole diam. 6 cm)
120 g farina sg
200 ml acqua
80 g burro tagliato a tocchetti
3 uova
1 pizzico sale
PROCEDIMENTO:
Preriscaldare il forno a 190°.
In un pentolino versare acqua e burro. Quando si raggiunge il bollore versare, in un solo colpo, la farina iniziando a mescolare energeticamente. Appena si forma una patina traslucida sul fondo della pentola e il composto si stacca senza difficoltà dai bordi (dopo 3-4 minuti a fiamma media), spegnere il gas e versare il tutto nella planetaria. Inserire il gancio a foglia e lasciar mescolare l’impasto incorporando un uovo alla volta, fino al completo assorbimento. Rivestite la placca da forno con la carta da forno e con l’aiuto del sac a poche realizzare degli anelli di pasta choux di all’incirca 6 cm di diametro. Infornare per 25-30 minuti, ma negli ultimi 15 minuti spostare la teglia al penultimo ripiano del forno e ultimare la cottura. Lasciare raffreddare le zeppole con lo sportello del forno semi-aperto per una decina di minuti e poi sfornare.
La ricetta della “Crema pasticcera al limoncello” è quella presentata
nella puntata del 05/03/2015, Dolci dopo il tg,
diretto da Antonella Clerici.
INGREDIENTI:
400 g di latte
100 g di limoncello
2 uova
150 g di zucchero
80 g di amido di mais
scorza di un limone
PROCEDIMENTO:
In un pentolino mettere il latte, il limoncello e la buccia di un limone e portare quasi a bollare.
Nel frattempo, in un altro pentolino, sbattere le uova con lo zucchero, aggiungere la farina setacciata e mescolare. Eliminare la buccia di limone dal primo pentolino e versare il contenuto nel secondo, mescolare con vigore sino a far rapprendere la crema avendo premura di tenere il fuoco a fiamma dolce,
Decorazione sfiziosa e super golosa
INGREDIENTI:
60 gr di cioccolato fondente
lamponi per decorare
5 fragole grandi
8 lamponi medi
1-2 cucchiai di zucchero a velo
1 cucchiaio di limone
PROCEDIMENTO:
Per la prima versione: Sciogliere il cioccolato fondente al microonde (in alternativa a bagnomaria).
Decorare la zeppola con la crema al limoncello e con l’aiuto di un cucchiaino versare il cioccolato fuso sulla crema avendo cura di creare dei filamenti. Posizionare uno o più lamponi al centro.
Per la seconda versione: Lavare e pulire fragole e lamponi, versare nel mixer la frutta aggiungere il limone e un cucchiaio di zucchero a velo e frullare. Se il sapore è un po’acidulo aggiungere altro zucchero. Versare il composto sulla crema al limoncello e decorare con i lamponi.
Incipit de “Il tempo ritrovato” dedicato a tutti i papà ma soprattutto al nostro
…Mio padre mi è sempre sfuggito, e ancora oggi è così.
Prima me lo portava via il lavoro, ora piano piano me lo sta portando via il tempo, un avversario con cui non posso misurarmi, con cui non posso competere. Per questo, ora, vivo la stessa sensazione di impotenza che provavo da bambino. Soprattutto negli ultimi anni, ogni volta che lo vedo mi accorgo che è sempre più vecchio, e lentamente, giorno dopo giorno, sento che mi scivola via dalle mani. E ormai non mi resta che stringere forte la punta delle sue dita. All’età di trentasette anni, guardando quest’uomo mai nato, mi viene in mente la frase che Marlon Brando aveva appesa in camera: “Non stai vivendo se non sai di vivere”. Ancora oggi mi chiedo cosa posso fare per lui. Anche se adesso lo vedo fragile, indifeso, invecchiato, anche se ormai sembro più forte di lui, in realtà so che non è così. E’ sempre più forte di me. Lo è sempre stato. Perché a lui basta una parola per farmi male. Anzi, anche meno: una parola non detta, un silenzio, una pausa. Uno sguardo rivolto altrove. Io posso sbraitare e dimenarmi per ore, passare alle ingiurie, mentre a lui per stendermi basta una piccola smorfia, fatta con un angolo del labbro.Se nella vita da adulto lui è stato il mio mal di pancia, da bambino era il mio torcicollo. Perché facevo sempre tutto con la testa rivolta verso di lui, verso un suo sguardo, una sua parola, una semplice risposta. Ma la sua reazione era sbrigativa: una spettinata breve ai capelli, un pizzicotto sulla guancia, il disegno che avevo fatto per lui appoggiato velocemente alla credenza. Non poteva darmi nulla di più perché non solo mio padre non si è mia reso conto dei miei dolori, delle mie necessità e dei miei desideri, ma non si è mai reso conto nemmeno dei suoi. Non è mai stato abituato a esprimere i sentimenti, a prenderli in considerazione. Per questo dico che non ha mai vissuto veramente. Perché si è fatto da parte.
Forse per questo motivo anch’io stupidamente non l’ho mai visto come una persona che potesse avere desideri, delle paure, dei sogni. Anzi, sono cresciuto senza pensare che fosse una persona: era semplicemente mio padre, come se una cosa escludesse l’altra. Solo diventando grande e dimenticandomi per un istante di essere suo figlio ho capito com’è realmente, e l’ho conosciuto. Avrei voluto essere grande da piccolo per parlare con lui da uomo a uomo, così magari avremmo potuto trovare una soluzione ai nostri problemi, una rotta diversa da percorrere insieme. Invece, adesso che ho capito molte cose di lui, ho la sensazione di essere arrivato tardi. Di aver poco tempo.
Ora, mentre lo osservo, ho la piena certezza di sapere cose di mio padre che nemmeno lui sospetta. Ho imparato a vedere e a capire ciò che nasconde dentro di sé e che non è in grado di tirare fuori.
A quest’uomo per anni ho chiesto amore in maniera sbagliata. Ho cercato in lui quello che non c’era. Non vedevo, non capivo, e adesso un po’ me ne vergogno. L’amore che mi dava era nascosto nei suoi sacrifici, nelle privazioni, nelle infinite ore di lavoro e nella scelta di caricarsi di tutte le responsabilità. A guardare bene non era nemmeno una scelta, forse quella era la vita che tutti avevano fatto prima di lui. Mio padre è figlio di una generazione che ha ricevuto insegnamenti chiari ed essenziali: sposarsi, fare figli, lavorare per la famiglia. Non c’erano argomenti diversi su cui interrogarsi, solo ruoli prestabiliti. E’ come se si fosse sposato e avesse fatto un figlio senza averlo desiderato mai veramente. Sono figlio di un uomo che è stato chiamato dalla vita alle armi, per combattere una guerra privata: non per salvare il paese ma per salvare la sua famiglia. Una guerra fatta non per vincere, ma per pareggiare i conti, per sopravvivere. Per tirare avanti.
Amo mio padre. Lo amo con tutto me stesso. Amo quest’uomo che quando ero piccolo non sapeva mai quanti anni avevo.
Amo quest’uomo che ancora oggi non riesce ad abbracciarmi, che ancora oggi non riesce a dirmi:”Ti voglio bene”. In questo siamo uguali. Ho imparato da lui. Nemmeno io riesco a farlo.